Il tempismo rappresenta un fattore chiave in ogni campo. “Meglio tardi che mai” mal si presta all’applicazione del GDPR, regolamento rigido e chiaro soprattutto nel definire tempistiche, scadenze e ordine cronologico delle varie fasi e dei vincoli da rispettare.
Lo sappiamo: il ritmo dell’evoluzione tecnologica e dell’innovazione del digital marketing non conosce pause e il Garante per la protezione dei dati personali è costantemente al lavoro per adattare e aggiornare gli adempimenti privacy.
Tra le tante strategie, piattaforme e funzionalità che abitano all’interno del variegato mondo del digital marketing, si stanno facendo largo i chatbot: un sistema automatizzato che attraverso l’intelligenza artificiale simula una conversazione umana.
Un’innovazione tecnologica capace di automatizzare intere fasi, alleggerire il carico sul capitale umano e ridurre la percentuale di errori e disservizi.
Esistono numerosi modi per applicare i chatbot all’interno di una strategia di marketing.
Queste sono le 3 applicazioni più utilizzate:
- Lead generation: possibilità di raccogliere i dati personali degli utenti per inviare comunicazioni a finalità promozionali;
- Assistenza e customer care disponibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno
- Fare comunicazione in broadcasting, come ad esempio l’invio di newsletter.
Il consenso al trattamento dei dati personali deve essere esplicito
Sono le persone, ciascuna con la propria conoscenza ed esperienza a definire il contesto e condizionare le dinamiche.
Gli utenti sono sempre più attenti e premurosi nei confronti dei propri dati personali ma non ancora sufficientemente informati riguardo tutto ciò che va oltre la legittima preoccupazione.
Se mai si dovesse raggiungere il livello di consapevolezza e maturità in ambito privacy, molti potrebbero fare rivalsa su numerose attività che con più o meno volontarietà omettono l’informativa e quindi la richiesta di consenso al trattamento dei dati personali.