Nel 1865 Ignaz Semmelweiss, ricercatore ungherese venne internato perché considerato pazzo in quanto grande sostenitore dell’utilità del lavaggio delle mani.
Semmelweiss analizzando le numerose morti post-parto, scoprì che la quasi totalità delle vittime era stata assistita da dottori che poco prima avevano effettuato autopsia.
Pur con i dati alla mano il ricercatore fu prima screditato, poi espulso e infinite spedito in manicomio: da quel momento l’effetto (o istinto) Semmelweiss indica l’ostilità ad adottare soluzioni che sradicano abitudini e falsi miti.
Nel mondo privacy, dopo le linee guida del Garante dello scorso luglio, in molti hanno provato a indicare potenziali soluzioni, ma finora la società ha reagito con lo stesso riflesso di 150 anni fa.
Il Garante decreta la “fine” dei cookie di terze parti
Prima di santificare le potenziali soluzioni presenti sul mercato ed erigere sullo stesso piano l’invenzione del lavaggio delle mani, è doveroso analizzare e approfondire in maniera più dettagliata lo scenario.
Lo scorso 10 luglio il Garante ha pubblicato nuove linee guida in termini di tracciamento ponendo limiti concreti e stringenti soprattutto per quanto riguarda i cookie di terze parti.
In sostanza i fornitori di servizi online devono sempre e obbligatoriamente richiedere il consenso all’utilizzo di cookie e a qualunque altro sistema di tracciamento.
Con l’avvento del GDPR, l’utilizzo dei cookie era già stato ampiamente discusso e limitato, questa nuova misura restrittiva limita ulteriormente il raggio d’azione con un timing ben chiaro: 6 mesi per adeguare tutti i sistemi.
L’importanza dei cookie di terze parti per il digital marketing
Per gli habitué di questo blog, ma banalmente per chiunque conosca le logiche del digital o abbia fondamenti privacy, è quasi superfluo ribadire l’importanza dei cookie per le finalità di marketing sul web.
Lo stesso pubblico avrà ben compreso anche il crescente interesse (sinonimo di preoccupazione in questo caso) verso il mondo privacy: per questo motivo la tematica cookieless ha acquisito ulteriore importanza.
Acquisire in maniera inequivocabile il consenso degli utenti in questo scenario di sfiducia e timore nei confronti dei big tech diventa un ostacolo in più verso gli obiettivi di marketing aziendali.
I primi deludenti (ma prevedibili) risultati del cookieless
Se è ancora relativamente presto per analizzare i risultati, sono sintomatiche le reazioni raccolte dal report report di Captify “How to Ban the C-Word" che ha intervistato 50 marketer che gestiscono dai 5 ai 100 milioni di euro di budget annui.
E’ emerso che:
- Poco più della metà degli intervistati nutre dubbi riguardo la propria possibilità di fare targeting senza i first-party data;
- Il 69% si attende un calo delle performance;
- Il 65% a luglio doveva ancora implementare soluzioni alternative ai cookie.