Una ricerca di Talend, compagnia IT statunitense, individua nella tecnologia digitale, la leva per la conformità al nuovo regolamento europeo
Al momento non è felice, né minimamente corrisposto. Ci stiamo riferendo, con un pizzico di ironia, al rapporto tra aziende e GDPR. Una "storia" che, come gli addetti ai lavori hanno notato durante questi primi tre mesi post 25 maggio, stenta a decollare sia in Italia che nel resto d’Europa.
Questa volta a evidenziare il ritardo sull’adeguamento al nuovo Regolamento Europeo è un'indagine condotta da Talend, compagnia d'oltreoceano specializzata in soluzioni cloud applicate ai dati.
L'azienda statunitense, ha condotto tra il 1 giugno e il 3 settembre 2018, una ricerca nei confronti di 103 aziende (con sede od operanti in Europa) impegnate in diversi settori come retail, media, tecnologia, pubblico, finance e viaggi. L'indagine si è concentrata su aspetti specifici del GDPR e in particolar modo sull'applicazione dell'art 15 (Diritto d'accesso da parte dell'interessato) e dell'art 20 (Diritto alla portabilità dei dati).
L'esito dello studio, come si è già intuito, non è stato dei più confortanti. È emerso che il 70% delle aziende non è riuscito a rispondere alle richieste da parte degli utenti di ottenere una copia dei propri dati personali entro il limite di un mese stabilito dal regolamento. A salvarsi, il restante 30% delle imprese con sede nel Regno Unito, Francia, Germania, Spagna, Svezia e Italia.
Ma aldilà di questo oggettivo ritardo, la ricerca di Talend raccoglie indizi ulteriori capaci di spiegare, in parte, la difficoltà delle aziende a rendere più efficienti le proprie politiche sulla privacy.
Da questo punto di vista emerge con inequivocabile chiarezza un elemento, la capacità delle aziende di ragionare in digitale. È questo il fattore discriminante, il punto di forza o di debolezza, da cui dipende la conformità al GDPR o la sua mancata applicazione.
Secondo i dati snocciolati dalla compagnia IT, le aziende che hanno iniziato la propria attività offline sono quelle che hanno registrato le performance di adeguamento più basse. Tra queste spiccano le realtà del settore retail inadempienti per il 76%. Risultati diametralmente opposti invece arrivano dalle le aziende tecnologiche. Quest’ultime non sono solo risultate adempienti, ma hanno registrato tempi di risposta brevissimi, di un solo giorno.
A partire da queste osservazioni risulta evidente un aspetto che in questi mesi di dibattito è stato in parte trascurato o comunque sottovalutato. L'assunzione del nuovo modello privacy, non passa solo attraverso la comprensione del regolamento e dei suoi obblighi, ma anche e soprattutto dall'utilizzo di soluzioni e strumenti digitali. «La GDPR richiede analisi sui dati aziendali e sulla governance. Mentre molte aziende comprendono l'importanza del regolamento, molte altre non stanno ancora mettendo in atto le soluzioni necessarie per gestire correttamente i propri dati in termini di tecnologie e processi», ha commentato Penny Jones, research director di 451 Research.
Se hai necessità di approfondire alcune tematiche legate al GDPR, oppure di confrontarti sugli strumenti che la tua azienda utilizza per la gestione dei dati, non esitare a contattarci