Giuristi e Designer: da apparente dicotomia a binomio di successo presente e futuro.
A unire le due differenti professioni c’è il legal design, materia che va per la maggiore, protagonista di “Hack The Doc”.
Il primo Hackathon Nazionale di Legal Design organizzato da Legal Hackers Roma dal 10 al 13 dicembre è stato un successo.
La prima edizione svolta totalmente online ha sfruttato la potenza del digitale per offrire l’opportunità di partecipare a più persone, limitando il dispendio economico e gli spostamenti fisici.
Chi ha partecipato ad Hack The Doc
La risposta è stata oltre ogni rosea aspettativa: 198 iscritti suddivisi in 50 team che hanno dato vita a progetti interessanti e lavori a base di “creatività, talento e intelligenza collettiva”.
Anche la socialità, tesi principale degli oppositori dello smart working e della cultura digitale in generale, non è venuta a mancare con opportunità di interazione e crescita.
Com’era lecito sperare (ancor meglio di attendersi) i giuristi hanno partecipato in massa a questo imperdibile appuntamento, mentre i designer hanno rappresentato merce rara.
Questa disparità ha creato più di qualche grattacapo durante la composizione di team non ancora costituiti agli organizzatori.
La grande partecipazione e la qualità dei lavori, oltre appunto all’organizzazione completamente in remoto, hanno determinato lo slittamento della fine dell’evento e qualche attesa di troppo, trasformata in occasione di convivialità e arricchimento reciproco tra team.
Come si è svolto il primo Hackathon sul Legal Design
Dopo aver completato la composizione dei 50 team in gara, giovedì sera i Legal Hackers Roma hanno dato il via alle danze presentando e comunicando attraverso Slack le regole e lo svolgimento del contest.
In prima battuta andava comunicato da parte di ciascun team la challenge scelta tra l’informativa privacy, il contratto di locazione e l’atto giudiziario e nel caso dell’informativa privacy anche la piattaforma da analizzare tra quelle più utilizzate in Italia.
Durante la giornata di venerdì sono stati trasmessi 4 interventi in diretta Facebook di professionisti del settore del calibro di Stefania Passera, esperta di Legal Design, l’avvocato Guido Scorza, componente dell’autorità Garante, Giovanni Ziccardi, giurista e scrittore e Nicole Monte, avvocato esperto in legal design.
Sabato pomeriggio, dopo la consegna di tutti i progetti i 50 team sono stati suddivisi in 4 gruppi, ogni gruppo racchiuso in una stanza “digitale” in cui un rappresentante, dopo aver firmato la liberatoria all’utilizzo delle immagini, presentava il lavoro del proprio team ai 2 giudici incaricati della selezione.
In ciascuna delle 4 stanze sono stati individuati e selezionati i 2 progetti migliori che si sono poi confrontati con i team finalisti delle altre stanze.
Chi sono i team vincitori e quali progetti hanno trionfato
Sul gradino più alto del podio è salito il team Lex Designer con un’informativa privacy di Tik Tok destinata soprattutto ai minorenni, utilizzando il format video per la presentazione delle informazioni.
Il team Easy Life si è classificato secondo grazie a un contratto di locazione che viaggia su App, utilizza la tecnologia Qr Code, si ascolta (per ipovedenti) e si registra direttamente in Agenzia delle Entrate.
Fair Legal ha guadagnato la medaglia di bronzo con l’informativa privacy Instagram “DanteGram” per stories, swipe e profilo.
L’esperienza di uno dei nostri: ecco come è andata
Ha partecipato anche Diego Maranini, esperto di privacy e comunicazione e responsabile del supporto clienti di UTOPIA, al primo hackathon sul legal design: insieme a Chiara Petruzzo, Giurista ed esperta di protezione dei dati personali, Andrea Rossi, Giurista con un passato nella Polizia postale e esperto di protezione dei dati personali e Maria Francesca Zerani, designer esperta di animazioni che insieme hanno composto il “Team Explorer 9”, creato per l’occasione dagli organizzatori.
La scelta non poteva che ricadere sull’informativa privacy. “WhatsTheDocHacked” è il progetto presentato sull’informativa privacy di Whatsapp.
Per prima cosa il team ha analizzato l’informativa attuale e individuato le migliorie da apportare, trasformandole immediatamente in 4 obiettivi da perseguire:
- Ridurre del 50% della lunghezza dell’informativa privacy
- Aumentare la leggibilità delle informazioni riguardanti il trattamento dei dati personali;
- Integrare elementi innovativi di presentazione;
- Stratificare le informazioni su 2 livelli: breve e dettagliato (ma ridotto).
Per sfruttare al massimo la versione più diffusa di Whatsapp che è da mobile, il Team Explorer 9 ha deciso di inserire le informazioni sulla base della grandezza del dispositivo e utilizzando una modalità spesso utilizzata dagli utenti per la visualizzazione di tutorial e stories dei social network.
Quattro schede differenti per altrettanti argomenti da comunicare all’utente:
- I dati trattati: “Quali dati utilizziamo”;
- Le finalità: “Come e perché trattiamo i tuoi dati”;
- I soggetti coinvolti: “Chi tratta i dati oltre a noi”;
- La sicurezza: “Sicurezza delle comunicazioni e cancellazione dei dati”
Ogni schermata presenta l’animazione grafica, il titolo e una breve descrizione.
Quest’ultima rappresenta il primo strato dell’informativa, la visualizzazione semplificata con le informazioni fondamentali della privacy policy.
L’altro strato è collegato attraverso un link che permette di accedere all’informativa estesa ma pur sempre ridotta del 50% rispetto all’originale, da 20000 parole sono passati a 10000.
Il commento del team sull’esperienza all’Hackathon
“Siamo molto orgogliosi di aver partecipato a questo evento - debutta Diego Maranini, referente del team - il legal design porta valore assoluto alla sfera giuridica e l'Hackathon ha rappresentato un’occasione di arricchimento personale e professionale”.
Il Team soddisfatto anche se non ha raggiunto il podio e non si è qualificata tra le 8 finaliste: “Siamo stati inseriti nella stanza in cui erano presenti 2 dei 3 team vincitori (il primo e il terzo classificato) ma il livello medio dei progetti è stato molto alto: siamo soddisfatti” conclude Maranini.