In un antico detto si narra che i burloni che spaventavano il popolo gridando “al lupo, al lupo” che invece non c’era, furono successivamente assaliti da un branco di lupi e non ricevettero assistenza perché le urla furono interpretate come l’ennesimo scherzo di cattivo gusto.
Sembra l’inequivocabile destino delle fake news che nascono per interessi, si propagano per ignoranza e trovano il naturale epilogo nel confronto con la realtà.
In un mondo estremamente regolamentato come quello della protezione dei dati personali in cui nessuno è padrone completo del sapere, in assenza di approfondimenti ogni notizia “particolare” può diventare, tramite il passaparola, una regola certa.
All’origine della fake news privacy: quando nasce e chi la alimenta
Come in un incendio doloso, il piromane accende volontariamente il fuoco dopo aver scelto attentamente il contesto adatto alla propagazione delle fiamme.
In questo caso si può affermare senza il dubbio di essere corretti che l’incendio è ricorrente, come se allo scoccare della mezzanotte del nuovo anno si debba già guardare l’orizzonte per scrutare l’incendio.
La pandemia che ha travolto il mondo in questi anni ha sortito lo stesso effetto che fa la benzina sul fuoco: la mancata educazione privacy associata alle innumerevoli tesi complottistiche sanitarie, moltiplicate per la sfiducia, il timore e la preoccupazione che governa l’attuale generazione hanno ricoperto i ruoli di combustibile e comburente.
In cosa consiste la fake news sulla revoca del consenso dei dati sanitari
In realtà questa fake news ha una firma d’autore visto che sono proprio gli avvocati ad alimentarla. Resta quindi difficile attribuire al complottismo l’origine della fake news, altrettanto ardua imputarla alla mancata competenza anche se in fin dei conti resta la tesi più realistica.
Gli avvocati stanno invitando i propri assistiti a compilare un modulo scaricato dal sito del Garante al fine di esercitare i diritti in materia di protezione dei dati sanitari, negandone il consenso e chiedendone la cancellazione.
Secondo questa teoria lo scorso 11 gennaio scadeva la possibilità di manifestare l’eventuale opposizione all’inserimento dei propri dati personali nel Fascicolo sanitario elettronico.
Il Garante non si è dovuto nemmeno mobilitare a rispondere a queste teorie, considerando che appunto il fenomeno è ricorrente la risposta alle illazioni è datata gennaio 2021.